Un viaggio tra femminismo e realismo magico attraverso i luoghi della primavera araba
«Mi rifugio nel Signore dell’alba, dal male di quel che Egli ha creato, dal male del buio quando si addensa, dal male delle donne che soffiano sui nodi, dal male dell’invidioso che invidia»
– Corano 113, Sura dell’Alba
Chi sono queste donne? E cosa accade quando le donne soffiano sui nodi?
On the road alla scoperta di un altro mondo musulmano, al tempo della Primavera Araba presto rivelatasi inverno. Tre giovani donne e una straordinaria sessantenne, quattro donne «destinate a trovare rifugio in una storia», in viaggio attraverso le zone di crisi del Mediterraneo orientale mentre le rivoluzioni scoppiano e i tiranni cadono, dalla Tunisia dopo la caduta di Ben Ali alla Libia nelle ultime ore del regime di Gheddafi, dall’Egitto delle proteste di Piazza Tahrir attraversando il mare fino al Libano per l’atto finale. Si sono appena conosciute, le motivazioni che le spingono a intraprendere questo viaggio sono diverse: ognuna nasconde un segreto e nessuna conosce la destinazione finale di questo viaggio improbabile. Improbabile perché il viaggio per sua natura è sfuggente e incerto poiché si affida a un sogno, a una visione. Ma è anche vero che è proprio il sogno che fa esistere il viaggio, come visione di una prospettiva, di una possibilità.
Con questo romanzo, che ha scatenato polemiche e controversie nella stessa Turchia per i risvolti politici e per la scelta di donne forti, indipendenti e atipicamente musulmane come protagoniste, Temelkuran costruisce una storia potente che ci spinge a riflettere non solo sulle implicazioni sociali della politica, sulla religione e sulla questione femminile in Medio Oriente, e sul suo futuro, ma anche sui legami universali che uniscono le donne, sorelle, madri o figlie che siano. E, come nella migliore tradizione della letteratura, è attraverso un viaggio che si scoprono il valore e il significato di questi legami.
Ece Temelkuran, classe 1973, una delle scrittrici e giornaliste turche internazionalmente più note e rispettate, collaboratrice anche di testate internazionali come «The Guardian» e «The New York Times», licenziata dal giornale in cui lavorava per aver scritto articoli critici sull’operato del governo. Reporter intrepida dalla Turchia e da altri paesi come il Libano durante la guerra del 2006, il Venezuela dopo l’ascesa di Chavez e l’Argentina dopo la crisi economica. Questo romanzo è stato scritto durante la permanenza a Tunisi dove Temelkuran ha trovato rifugio in seguito ad uno dei numerosi attacchi alla stampa portati avanti dal regime di Erdogan e adesso noti al mondo intero. Un fenomeno in Turchia con più di 200.000 copie vendute, pubblicata in più di 15 lingue, autrice del saggio Turchia folle e malinconica (Spider&Fish, 2018), ha ricevuto numerosi premi a riconoscimento della sua attività di scrittrice e giornalista, tra cui il Premio PEN per la Pace. Questo romanzo ha ottenuto l’English PEN Award. Temelkuran è membro del Consiglio di Progressive International, il fronte progressista di cui fanno parte, tra gli altri, Bernie Sanders, Yanis Varoufakis, Noam Chomsky e Naomi Klein. È stata ospite del Festival Internazionale del Giornalismo di Perugia, del Festivaletteratura di Mantova, del Salone del Libro di Torino, e Fellow Resident presso la Santa Maddalena Foundation, collegata al Premio Gregor Von Rezzori, grazie alla residenza artistica che le è stata offerta.