Gli scritti di Paul Valéry che proponiamo in questa raccolta evidenziano l’inquietudine che i tempi attuali impongono alla riflessione, il bisogno della poesia come bisogno del bello, il ruolo della letteratura nella formazione come diritto a prendere coscienza della propria mente e della mentalità collettiva in cui si è immersi. La notte del 4 ottobre 1892, nel bel mezzo di una violenta tempesta, Paul Valéry ebbe una crisi che lo scosse profondamente. Un evento unico che ebbe un enorme impatto sulla sua attività di scrittore. Tale fu l’effetto di questa crisi che a partire da qualche anno più tardi, nel 1898, lasciò da parte la poesia – alla quale sarebbe tornato vent’anni dopo – per dedicarsi alle sue ricerche sul funzionamento della mente, ricerche che lo interesseranno per il resto della sua vita. Ma forse fu proprio questo evento all’origine della folgorante scoperta di quell’«impero nascosto» che è la nostra mente, quel luogo da cui ha inizio il processo dello scrivere poetico. Italo Calvino, nelle sue Lezioni americane, descrive Paul Valéry come «la personalità del nostro secolo che meglio ha definito la poesia come una tensione verso l’esattezza, soprattutto nella sua opera di critico e di saggista nella quale la poetica dell’esattezza è rintracciabile in una linea che da Mallarmé risale a Baudelaire e da Baudelaire a Edgar Allan Poe». In questa raccolta di brevi saggi che per la prima volta sono presentati al lettore italiano, è descritta questa tensione verso l’esattezza che dall’evento mentale originario porta al componimento poetico e così facendo rischiara e risveglia la mente di coloro che si dedicano all’esplorazione di quell’«impero nascosto».
Paul Valéry, (30 ottobre 1871 – 20 luglio 1945), poeta, saggista e filosofo, è stato candidato al premio Nobel per la letteratura dodici volte. Membro dell’Académie française dal 1925, nel 1937 inaugurò la cattedra di Poetica al Collège de France, creata appositamente per lui.
Durante il regime di Vichy gli furono tolti incarichi e riconoscimenti a causa del suo tacito rifiuto di cooperare con il regime collaborazionista e l’occupazione tedesca, ma Valéry continuò, in quegli anni difficili, a pubblicare e ad essere attivo nella vita culturale francese, specialmente come membro dell’Académie française. Paul Valéry morì a Parigi il 20 luglio 1945, poche settimane dopo la fine della guerra. Venne sepolto a Sète, nel cimitero che aveva già celebrato nel famoso poemetto Il cimitero marino.