In una società in cui siamo sempre esposti, in cui mettiamo in vetrina la superficie, in cui vogliamo essere visibili e “visualizzati” a tutti i costi, Ivana Dobrakovova, una delle voci più originali e interessanti nel panorama della letteratura slovacca contemporanea, sceglie come protagonista delle sue storie «l’invisibile agli occhi».
Madri e camionisti, cinque racconti, cinque donne, cinque voci soliste che formano un coro di solitudini, di sofferenze inconfessabili, di segreti, frustrazioni, paure. Tre di loro sono slovacche e vivono a Bratislava, due sono italiane e vivono a Torino, ma quello in cui si muovono è un territorio comune, un universale che le lega e in cui sembrano a volte incrociarsi senza entrare in contatto. Nessuno vede la loro anima logorata, sono avvolte da una parvenza di normalità e di grigiore quotidiano, tra famiglia, rapporto con la madre, lavoro, disturbi mentali e un mondo maschile anonimo, spesso inerte ma a volte anche pericoloso. Dentro di loro tuttavia il monologo è febbrile, concitato, in cerca di un filo conduttore, di una risoluzione alle loro sofferenze esistenziali che quasi sempre le portano a ritrovarsi su un precipizio o a un confine oltre il quale non c’è ritorno.
Cinque io possibili in cui molte donne troveranno con sorpresa frammenti di se stesse.
Nell’atlante creato dalle donne invisibili della Dobrakovova, un atlante tattile e visivo che mappa le rappresentazioni che ognuna possiede del proprio corpo, un corpo sofferente perché lo è la mente, scopriamo che le linee di confine si assottigliano, che i contesti politici e culturali in cui queste donne vivono ormai si assomigliano, così come è simile il loro malessere esistenziale. Un malessere, un sentire, che diventa transnazionale e transculturale, che ci ricorda che proprio nell’universalità di ciò che proviamo ci possiamo scoprire vicini.
«Ivana Dobrakovova trova una voce tutta sua, che sa di infanzia e di maturità per raccontare una vicenda struggente e piena di speranza che tutte e tutti conosciamo: la fatica dell’esistenza, del confronto con l’altro, il lavoro sporco delle madri»
VALERIA PARRELLA
Ivana Dobrakovová (1982, Bratislava), una delle voci più originali e interessanti nel panorama della più recente letteratura slovacca, è scrittrice e traduttrice letteraria dal francese e dall’italiano, dal 2005 vive a Torino. È autrice di romanzi e racconti ed è stata accolta con grande successo di critica e pubblico fin dalla sua prima opera, la raccolta di racconti Prvá smrt v rodine (La prima morte in famiglia), per la quale ha ricevuto in patria nel 2009 il premio letterario Ján Johanides, nella categoria giovane autore. Ha ricevuto in patria numerosi premi letterari sia per le sue traduzioni – ha tradotto dal francese, fra gli altri, Emmanuel Carrère e dall’italiano Elena Ferrante e Valeria Parrella – sia per la sua prosa, ed è stata ogni anno finalista dell’importante premio letterario slovacco Anasoft Litera. Con Madri e camionisti (Matky a kamionisti), vincitore nel 2019 del Premio dell’Unione Europea per la letteratura e tradotto in dodici lingue, Spider&Fish presenta per la prima volta l’autrice al lettore italiano.